Waindows Backup for Organizations: utile sì, ma non chiamatelo “backup”
Con l’avvicinarsi della fine del supporto a Windows 10 (14 ottobre 2025), Microsoft sta spingendo sempre più aziende verso Windows 11, introducendo strumenti pensati per rendere la migrazione meno dolorosa. L’ultimo arrivato si chiama Windows Backup for Organizations.
Il nome, però, può trarre in inganno. Non aspettatevi però un sistema di backup completo dei PC: niente copie di file, niente immagini di sistema e nemmeno reinstallazione automatica di app Win32. Quello che fa è diverso — e in certi casi può comunque fare la differenza.
Cosa salva davvero?
- Impostazioni di sistema: configurazioni multi-monitor, preferenze di Snap, accessibilità, layout di File Explorer e varie altre personalizzazioni dell’ambiente di lavoro.
- Lista delle app installate dallo Store: non i file, ma almeno la memoria di ciò che l’utente aveva scaricato, per ripopolarle nel menu Start una volta passato a Windows 11.
Il tutto viene ripristinato durante la configurazione iniziale (OOBE) di un nuovo dispositivo Windows 11 (dalla versione 22H2 in poi), a patto che il computer sia Entra-joined. In altre parole: il vantaggio principale è mantenere intatta l’esperienza utente. Ma non pensare di ritrovarti il PC così com’era prima, perché i tuoi file locali e i programmi tradizionali non tornano indietro.
Per usare Windows Backup for Organizations servono:
- Dispositivi Microsoft Entra joined o hybrid joined;
- Windows 10 (22H2) o Windows 11 (22H2 o successivi) con l’aggiornamento di sicurezza di agosto 2025 o versioni più recenti.
L’attivazione passa da policy MDM/Intune o Group Policy, dove basta abilitare Enable Windows Backup. In Intune, volendo, puoi anche far comparire all’utente la pagina di ripristino durante l’OOBE: un modo semplice per dirgli “Ehi, abbiamo trovato un tuo backup, vuoi usarlo?”. Una volta configurato, il backup parte automaticamente ogni 7-8 giorni, ma può essere avviato anche manualmente dall’app Windows Backup.
La parte più interessante è forse quella che l’utente finale vede: al primo avvio di un nuovo PC, compare la possibilità di scegliere un backup precedente e di ripristinare le proprie impostazioni. In pochi click ci si ritrova con ambiente e preferenze già familiari, senza dover ricostruire tutto da zero. Ed è qui che bisogna essere chiari: non vengono salvati file personali. Non ci sono le app Win32 aziendali. Non c’è alcuna immagine di sistema da cui ripartire in caso di disastro.
Non a caso in molti, tra addetti ai lavori, abbiamo storto il naso: il nome “Windows Backup” rischia di illudere chi si aspetta un vero e proprio salvataggio completo dei dati. Windows Backup for Organizations può essere un tassello utile, ma da solo non basta. La strategia completa dovrebbe includerre:
- OneDrive con Known Folder Move per sincronizzare Desktop, Documenti e Immagini;
- Intune o soluzioni di terze parti (ad esempio Patch My PC) per reinstallare in automatico le applicazioni Win32 e i software aziendali;
- Strumenti di backup tradizionali, quando serve garantire la business continuity vera e propria.
Cosa salva quindi? Impostazioni di sistema e lista delle app Store.
Cosa non salva? File personali, app Win32, immagini di sistema
Windows Backup for Organizations non è assolutamente una bacchetta magica che salva tutti i dati dell’azienda. Ma per chi deve migrare a Windows 11 o gestire cicli di reinstallazione frequenti, può diventare un alleato prezioso: riduce il tempo di configurazione, preserva le preferenze degli utenti e offre una continuità minima ma utile. Il segreto è non vederlo come “il backup definitivo”, ma come parte di un ecosistema più ampio fatto di cloud, gestione centralizzata e strumenti.